#confrontiamocitour2021

 

Ho deciso di approfittare di questa graduale riapertura del Paese per riprendere a fare in presenza e con costanza la parte più importante del mio mandato parlamentare: incontrare gli amministratori del mio territorio. Per questo ho dato il via al #confrontiamocitour2021, una serie di momenti di confronto e scambio con chi ogni giorno gestisce i Comuni del mio collegio e della mia Provincia. Ho cominciato con i Sindaci, partendo da Fabio Giulivi a Venaria e Ivana Gaveglio a Carmagnola.

 

Ho proseguito il giro di meeting a Castiglione, Leinì e Brandizzo. Tre momenti di grande rilievo, durante i quali ho avuto l’opportunità di conoscere due importanti imprenditori del territorio, il Ceo di Seven Aldo Di Stasio e il Presidente di Borello Fiorenzo Borello. Due grandi esempi di attaccamento alla nostra Provincia che, nonostante le molte difficoltà, continuano ad investire garantendo crescita e lavoro.

Sono anche stato a Foglizzo e Caluso, dai Sindaci Fulvio Gallenca e Maria Rosa Cena.

Il contatto con chi è in prima linea ogni giorno, unito alla comprensione delle problematiche più imminenti per ogni Comune, è uno stimolo fortissimo per operare al meglio nella mia missione parlamentare. Sono quindi a disposizione di ogni Sindaco della Provincia di Torino, per organizzare un incontro è sufficiente scrivermi sui miei canali social o sulla mail confrontiamoci@carlogiacometto.com

📌 PNRR, bene Brunetta su semplificazione PA. È una battaglia storica di Forza Italia

L’emanazione di un dl semplificazione come primo provvedimento di accompagnamento al Pnrr, da approvare entro maggio, così come annunciato oggi dal ministro Renato Brunetta in un’intervista al ‘Sole 24 Ore’, segna quel cambio di passo con il passato indispensabile per dare corpo e sostanza alla svolta riformatrice di questo governo.

Per poter sfruttare appieno le potenzialità delle misure contenute nel Recovery Fund è necessaria una vera e propria ‘rivoluzione’ delle procedure e dei meccanismi che regolano la nostra burocrazia. Da anni Forza Italia sottolinea la necessità di un cambio di rotta, di una riforma complessiva del sistema amministrativo. È una nostra storica battaglia. Finalmente, complice la pandemia e i vincoli imposti dell’Ue, questo processo di cambiamento può compiersi, anche grazie alla competenza e capacità del ministro Brunetta.

📌 Scuola di Applicazione,  importante segnale presenza del Sottosegretario Mulè oggi a Torino

La visita e le parole di oggi a Torino del Sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè a tutela della continuità dei corsi universitari della Scuola di Applicazione nella nostra città sono un importante segnale di ascolto da parte del Governo, che ritengo giusto sottolineare. Nelle scorse settimane, infatti, come parlamentare piemontese avevo avuto modo di evidenziare al Sottosegretario Mulè il ruolo strategico per Torino di un’istituzione di alta formazione così qualificata, trovando in lui un interlocutore attento e orientato a trovare una soluzione finalizzata a non disperdere un patrimonio importante per il nostro territorio.

Il percorso condiviso oggi durante l’incontro con la Regione Piemonte e l’Università di Torino è coerente con l’obiettivo di salvaguardare un’eccellenza torinese e dimostra una volta di più la grande attenzione del Ministero al tema. Auspico che tutti gli attori istituzionali in campo mantengano questa unità di intenti, per preservare la continuità della Scuola di Applicazione dell’Esercito a Torino.

🛑 Disponibilità CTS su test salivari scelta corretta 🛑

Il 25 marzo mi ero permesso di suggerire al Governo l’utilizzo di test salivari molecolari all’ingresso delle scuole, per garantire una quanto più rapida riapertura per i nostri ragazzi. Parliamo di test altamente funzionali, poco costosi e persino più efficaci dei test antigienici tradizionali. Precisamente le ragioni che hanno portato il Professor Abrignani, componente del CTS, ad indicarne oggi in un’intervista su Repubblica l’utilizzo come una possibilità da mettere rapidamente in campo. Il 26 aprile, finalmente, riprenderanno le lezioni in presenza per le scuole di ogni ordine e grado. Una scelta corretta, che ci deve però far trovare pronti in quanto a prevenzione dei rischi. Questo tipo di test, rapido e per nulla invasivo, può per altro essere funzionale in vista del ritorno delle zone gialle anche aldilà delle scuole. Penso a ristoranti o locali chiusi di ogni genere. La direzione è quella giusta, auspico ora che il CTS fornisca una strategia chiara in merito all’utilizzo di questi test nel più breve tempo possibile.

Dichiarazione di voto su mozione per deposito nazionale scorie

Con la mozione di ieri rispetto all’individuazione del sito nazionale per lo smaltimento di materiale radioattivo, la Camera ha compiuto un passo avanti positivo che raccoglie più di una richiesta posta da Forza Italia. Trovo innanzitutto importante che il Governo si sia impegnato a definire tempi, modalità e certezza di risorse per i 19 depositi temporanei attualmente in esercizio, a cominciare dal sito Eurex di Saluggia in Piemonte. Di particolare rilievo sempre per la nostra Regione è la richiesta di impegno da parte di Sogin perché valuti come criterio l’esclusione di siti diventati nel frattempo patrimonio Unesco, le relative ‘zone cuscinetto’ e i Comuni confinanti, un tema che riguarda direttamente il Monferrato.

Abbiamo chiesto e ottenuto un coinvolgimento diretto di Regioni, Comuni e comunità locali interessate dai 67 siti potenzialmente idonei, prevedendo di escludere le aree agricole di particolare rilevanza o pregio locale e nazionale. Al contrario abbiamo chiesto e ottenuto che si proceda alla valutazione di aree militari dismesse o in via di dismissione, nonché delle auto-candidature che potrebbero ancora emergere. Si è poi previsto di valutare l’indice di pressione ambientale dei Comuni oltre un raggio di 20 km dal sito che verrà individuato. Infine, ed è finalmente un intervento di equità, Forza Italia ha posto il tema delle compensazioni economiche, ottenendo che si vada nella direzione di erogare contributi ai Comuni non solo sulla base dei confini amministrativi, come avviene oggi sulla base di una legge del 2003, ma anche sulla base della distanza chilometrica dagli impianti oggi in funzione. Si tratta insomma di una mozione che raccoglie molte delle istanze giunte dai territori in questi ultimi mesi di dibattito, che dà seguito alle disposizioni del decreto legislativo 31 del 2010 fortemente voluto dal Governo Berlusconi e che auspico possa essere un passo importante per garantire la più ampia collegialità nelle decisioni che verranno prese rispetto all’individuazione del sito definitivo.

Qui sotto il mio intervento integrale in Dichiarazione di voto alla Camera.

🛑 DIFESA, SCONGIURARE CHE SCUOLA UNIVERSITARIA SCIENZE STRATEGICHE TORINO LASCI CITTA’ 🛑

Scongiurare il rischio che la Scuola universitaria interdipartimentale in Scienze strategiche sciolga la convenzione con l’Università di Torino e lasci la sede di Palazzo dell’Arsenale, trasferendo i suoi circa 200 studenti presso l’Accademia militare di Modena e l’Università di Reggio Emilia: è questo l’obiettivo del sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé, che mi ha confermato la sua attenzione al dossier con l’obiettivo di individuare una soluzione che non penalizzi la nostra Città. Al contrario, già nella prossima settimana, questo suo impegno si concretizzerà con un ulteriore riconoscimento delle potenzialità di Torino come città universitaria e di alta formazione, anche in ambito militare, andando incontro alle istanze provenienti dal nostro territorio. Un’attenzione tempestiva e determinante, che merita di essere sottolineata.

🛑 DL Covid finalmente dl non di sole chiusure, bene lavoro FI 🛑

Il decreto Covid appena adottato dal Governo Draghi prevede all’articolo 1 il principio secondo cui le misure restrittive nel mese di aprile potranno essere finalmente attenuate anche in funzione dello stato di attuazione del piano strategico nazionale dei vaccini, con particolare attenzione ad anziani e soggetti fragili. Una modalità, quest’ultima, che sostenevo da settimane: si tratta, infatti, per la prima volta di una misura premiale, che ribalta il paradigma delle sole chiusure basate sul numero assoluto dei tamponi, e che offre finalmente una prospettiva, specie nelle Regioni meglio organizzate dal punto di vista della vaccinazione della popolazione. Non solo. Su istanza della delegazione di Forza Italia guidata dal Ministro Mariastella Gelmini si stabiliscono finalmente l’obbligo vaccinale e lo scudo penale per gli operatori sanitari, nonché la riapertura in presenza anche in zona rossa delle scuole dell’infanzia, delle primarie e di quelle secondarie di primo grado fino al primo anno. Ottimi risultati, che grazie a Forza Italia qualificano l’azione del Governo Draghi.

🛑 Scuola, per ripartire in sicurezza introdurre test salivare molecolare 🛑

Come ribadito ieri in Aula dal Presidente Draghi, una delle priorità dell’agenda di Governo deve essere la riapertura delle scuole, a cominciare da quelle dell’infanzia e dalle primarie. Per farlo e per poter concludere l’anno scolastico senza ulteriori sospensioni delle lezioni, che pregiudicherebbero per il secondo anno consecutivo la qualità dell’insegnamento nei confronti delle nostre nuove generazioni, è necessario istituire un monitoraggio capillare e tempestivo dell’andamento dei contagi nelle scuole, con test periodici per studenti e docenti. Su questa ipotesi di lavoro, il Commissario per l’Emergenza Covid Figliuolo sta sicuramente valutando le modalità più efficaci per raggiungere l’obiettivo. A tal proposito, secondo uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano coordinati dal professor Gian Vincenzo Zuccotti, il sistema per riaprire in sicurezza le scuole esiste già, e basterebbe approvarne l’utilizzo a livello ministeriale. Si tratta del cosiddetto test salivare molecolare, efficace al 98% per cento e quindi più attendibile del test salivare antigenico, per nulla invasivo ed eseguibile anche a casa da chiunque, cosa che lo rende particolarmente adatto ai bambini, nonché a basso costo. Non solo. Poiché nella saliva il virus arriva prima, questa modalità innovativa di tracciare l’eventuale singolo contagio è anche più precoce nell’individuare i casi di positività e gli asintomatici, con tutto ciò che ne consegue in termini di limitazione della diffusione del virus. Negli Stati Uniti il test salivare molecolare è già in uso da mesi, e stati come Francia, Svizzera e Giappone ne hanno approvato l’utilizzo. Perché non partire da subito anche in Italia, condividendo con il CTS tale innovazione?

🛑 Bene Draghi, su gestione dati evidente cambio di passo 🛑

Massima trasparenza sui dati delle vaccinazioni, Regione per Regione, classi di età per classi di età. Con l’obiettivo di avere un monitoraggio costante e di ottenere nel minor tempo possibile un numero di immunizzazioni che ci consenta di pianificare la riapertura del Paese, a cominciare dalla scuola e da tutte quelle attività economiche che più di tutte hanno pagato il prezzo delle restrizioni. 

È questo uno dei passaggi più significativi dell’intervento odierno del Presidente Mario Draghi alla Camera dei Deputati, nella sua informativa in vista del Consiglio Europeo del 25/26 marzo prossimi. Un passaggio che mi sento di condividere e di sottolineare, anche per segnalare l’assoluta discontinuità con la gestione dei dati del Governo precedente. 

Si pensi, a tal proposito, all’assenza di una banca dati che indichi dove siano avvenuti gli ormai, e purtroppo, più di 100.000 decessi causati dal virus proveniente da Wuhan, se in un reparto ospedaliero ordinario o in terapia intensiva, se in una RSA o a domicilio; o si pensi ai dati relativi ai 21 indicatori che sono alla base del processo che determina le varie “colorazioni” regionali, su cui proprio oggi ho presentato un’interrogazione. 

Bene, dunque, questo cambio di passo sui dati delle vaccinazioni da parte del Governo Draghi: anche perché potrebbe essere opportuno verificare all’interno del tavolo tecnico previsto dall’articolo 56 del Dpcm dello scorso 2 marzo la possibilità di procedere all’aggiornamento dei parametri per la valutazione del rischio epidemiologico, introducendo proprio il numero di vaccinati come elemento di mitigazione delle restrizioni.

Grande Torino, serve un riequilibrio territoriale tra capoluogo e provincia

Meglio essere al primo posto in un sistema debole o all’ultimo posto in un sistema forte?

Sullo sfondo di questa domanda un po’ manichea, nella fase politica che dura da trent’anni, Torino ha spesso trasmesso l’idea di volersi arroccare su un primato autoreferenziale e indifferente all’erosione che, per effetto dello sganciamento dalla città fordista, si stava consumando nella mentalità e nelle certezze economiche e sociali, sia della città stessa, sia del suo territorio provinciale.

Ora che questa fase è giunta (forse) al capolinea e la volontà di mantenere una prima posizione nel concerto delle metropoli europee si fa vitale per immaginare un futuro, il tema all’ordine del giorno non può che essere il riequilibrio territoriale, e cioè la connessione tra città e provincia. Processo questo che trova, tuttavia, nella Città metropolitana uscita dal cappello della legge Delrio, l’ostacolo di un’istituzione priva di peso specifico perché non legittimata nella scelta della sua governance dal consenso popolare.

In questo contesto, l’influenza del capoluogo sulla vasta area circostante si è manifestata, anche secondo il nuovo Piano strategico, sotto forma di “presenza coloniale”, percepita dai territori con il disagio dell’abbandono tipico dei figli non riconosciuti.

Qui sta il deficit della politica difficilmente superabile con le sole misure, per quanto impattanti, del PNRR. Qui, però, sta anche il terreno più fecondo per il dibattito e il confronto. Delineare misure per realizzare una transizione infrastrutturale, digitale, ecologica, partecipativa e rigenerativa dalla metropoli “diminuita” di oggi alla metropoli “aumentata” di domani è un esercizio necessario e suggestivo.

Credo sarebbe importante anche riconsiderare la forma della città e delle sue pertinenze territoriali, riconoscendo che il primo passo da fare è mettere mano ad un nuovo piano regolatore per Torino, perché quello del 1995, redatto in funzione dei settori centrali della città e della visione politica ritenuta in quel periodo strategica, si è poi mostrato di respiro non sufficiente a supportare il passaggio dalla grande manifattura al distretto del turismo, della cultura e dei servizi. C’è chi sottolinea a questo proposito che senza industria non c’è innovazione e che la sola transizione possibile per una città industriale è quella che porta dall’industria originaria all’imprenditoria originale e creativa, ma pur sempre basata su solidi apparati organizzativi e produttivi.

In seconda istanza, c’è bisogno di far valere le funzioni di programmazione e pianificazione che la legge istitutiva prevede per la Città metropolitana, in modo tale da concertare con gli altri poli urbani e le zone omogenee intercomunali una direttrice di sviluppo sui versanti dell’urbanistica, della mobilità, dell’alta formazione universitaria e amministrativa, del benessere e della sicurezza dei cittadini. 

Superare il divario tra centro, periferie e territori dovrebbe essere l’obiettivo di un’unica politica di coesione, attraverso la messa in opera di interventi infrastrutturali non più rinviabili, quali la chiusura dell’anello tangenziale di Torino, il collegamento tra Caselle, l’alta velocità ferroviaria e i principali centri della provincia, una nuova stazione proprio sulla linea AV Torino-Milano in una città crocevia ferroviario come Chivasso, una linea metropolitana che si estenda a nordest e a sudovest della Città fino alla prima cintura, una connessione dati ultraveloce che metta tutti i territori alla pari.

Ciò significa andare ben oltre un generico policentrismo. Il territorio metropolitano è già policentrico: lo sono le periferie con le loro complesse identità di quartiere, così come i Comuni della prima e seconda cintura; altrettanto lo sono insediamenti come Pinerolo, Ivrea, Chivasso o Susa. Ciò che manca a queste centralità è il potere decisionale di investire in una logica di area vasta.

Certo non è facile immaginare una riforma, che non potrebbe attuarsi a Costituzione invariata. Tuttavia, se è un tema di attualità la proposta di trasformare Roma Capitale in città-regione, perché non estendere questa argomentazione ad altre Città metropolitane?

Non c’è metropoli europea di spicco che non si configuri istituzionalmente come regione urbana. Al confronto, per le metropoli italiane il destino di rimanere metropoli diminuite pare sormontabile solo a patto di dotarle di un’adeguata governance. E visto che il nostro Paese si è sempre identificato più nelle città che nelle regioni, l’esempio tedesco potrebbe aiutarci: Berlino, Amburgo e Brema sono città-regioni o per meglio dire città-stato. A Milano da tempo se ne parla. Perché non iniziare a parlarne anche a Torino, abbandonando per una volta l’understatement sabaudo?