Risorse aggiuntive per il TPL, qualche considerazione partendo dai numeri

Nel corso dell’informativa di stamane alla Camera dei Deputati sull’ultimo DPCM, peraltro già in vigore dal 14 ottobre scorso, l’attuale Presidente del Consiglio ha sottolineato con enfasi un dato: nella prossima legge di bilancio per l’anno 2021 ci saranno 350 milioni in più “per Regioni e Comuni” nell’ambito del finanziamento del trasporto pubblico locale.

Poiché penso che le risorse per il TPL – specie in questa fase ancora caratterizzata dalla diffusione del virus cinese – siano giustamente da aumentare, indirizzandole al potenziamento del servizio per rendere più sicuri gli spostamenti (in particolare di studenti e pendolari), ho accolto quest’annuncio come un fatto positivo.

Poi, però, memore dei numeri del bilancio della Regione Piemonte (che, fino ad un paio di anni fa, riceveva dallo Stato per il TPL – sia su “gomma”, sia su “ferro” – circa 450 milioni annui, ndr), mi sono chiesto: questi 350 milioni in più per “Regioni e Comuni” avranno davvero un impatto determinante in una situazione straordinaria qual è quella attuale? Qual è il totale delle risorse che ogni anno lo Stato destina al finanziamento del trasporto pubblico locale?

Ebbene, il “Fondo per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario” ammonta, nel bilancio triennale 2020-2022, a 4.875,554 milioni di euro per il 2020 ed a 4.874,554 milioni € per ciascuno degli anni 2021 e 2022.

Insomma, circa 4,9 miliardi annui per le 15 Regioni a statuto ordinario, cui – bontà sua – l’attuale Presidente del Consiglio aggiungerà, forse, 350 milioni, comprendendo immagino anche le 5 Regioni a statuto speciale. Saranno risorse sufficienti per garantire il distanziamento fisico su autobus, treni, metropolitane, prese d’assalto e frutto di veri assembramenti (altroché i ristoranti e i bar, che al contrario riescono a gestire la loro clientela in modo molto efficace e che, paradossalmente, vengono continuamente vessati da imposizioni ulteriori e chiusure obbligatorie)?

Forse è il caso di ripensare l’organizzazione del TPL, in particolare quello rivolto agli studenti, progettando un servizio a loro dedicato, magari suddiviso per Istituto scolastico e “a chiamata” (per sua natura più capillare, più controllato e controllabile), e dotando le Regioni e i Comuni delle risorse necessarie – ed adeguate – per farlo.

Mi auguro che i 350 milioni promessi nella prossima legge di bilancio rappresentino solo un anticipo, rispetto ad una dotazione finanziaria che dovrà essere ben più consistente, se davvero vogliamo tentare di frenare la pandemia in maniera efficace, andando oltre alla banale – e ormai insopportabile – retorica dello “state a casa”.