Spazzacorrotti, dalla Consulta il primo schiaffo a Bonafede e al suo partito

Ieri l’Avvocatura dello Stato ha clamorosamente sostenuto l’incostituzionalità dell’applicazione retroattiva della Legge cosiddetta Spazzacorrotti; oggi la Corte Costituzionale lo ha definitivamente stabilito, con una sentenza che non lascia spazio ad alcuna incertezza: le preclusioni previste dall’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario possono essere estese ai reati contro la pubblica amministrazione solo per i fatti commessi dopo, e non prima, dell’entrata in vigore di quella Legge fortemente voluta dal Ministro Bonafede e dal suo partito.

Viene, dunque, ristabilito un principio giuridico fondamentale, e cioè che l’applicazione di una norma in modo retroattivo viola l’articolo 25 della Costituzione.

A questo punto, chi ha proposto un provvedimento legislativo intriso del solito giustizialismo ossessivo dovrebbe avere da un lato l’umiltà di chiedere scusa a chi, dall’entrata in vigore della sua Legge nel gennaio 2019 ad oggi, è stato ingiustamente incarcerato; dall’altro lato, di vedersi imputato il danno erariale per ingiusta detenzione che lo Stato si troverà a dover fronteggiare per risarcire tutti coloro che, loro malgrado, hanno vissuto questa situazione.

Questo è il risultato di un’improvvisazione, di un’inadeguatezza e di un’ostinazione a proporre legge indifendibili sul piano giuridico e costituzionale, che noi come Forza Italia, in questo confortati da tanti autorevoli depositari della dottrina, abbiamo sempre denunciato.

Ed è solo il primo atto, perché nei prossimi giorni la stessa Consulta sarà chiamata a valutare l’equiparazione dei reati contro la PA con quelli di mafia e di terrorismo, contenuta nella stessa legge cosiddetta Spazzacorrotti: una cosa folle, frutto di un modo populista e demagogico di legiferare, che ci aspettiamo sia definitivamente cancellata.